Gusti di frontiera: un po’ di storia

A colloquio con Claudio Cressati, l’Assessore della giunta Brancati che “inventò” nel 2004 la rassegna

di Vincenzo Compagnone

Gusti di frontiera 2016: un’apoteosi, cifre da capogiro. Quasi 700 mila presenze nell’ultimo week end di settembre, 26.500 persone che hanno raggiunto in treno Gorizia a bordi di treni speciali, 80 mila visitatori che si sono serviti dei bus navetta, 55 mila kurtosz (i tipici dolci ungheresi di forma cilindrica) venduti alla gente in fila davanti agli stand. Niente da dire, è stato un successone, superiore persino a quello della più blasonata e “antica” Friuli Doc. Tuttavia in molti si sono dimenticati che questa rassegna, sviluppata da due legislature della giunta Romoli (è giunta alla tredicesima edizione) è nata da una felice intuizione di Claudio Cressati – attuale presidente di Confagricoltura Gorizia e Trieste – che nel 2004 era Assessore alla Cultura della giunta di centrosinistra guidata da Vittorio Brancati.
Capita: tutti si ricordano le cose negative (le famigerate multe ai T-red che fecero crollare a pochi mesi dalle elezioni la popolarità del sindaco in carica, in aggiunta alla “laboriosa” partenza della raccolta differenziata dei rifiuti) e ci si scorda di quelle positive. Eh già, perché se nel 2004 vide la luce Gusti di frontiera (allora sottotitolata “I sapori della Mitteleuropa”), l’anno seguente nacque èStoria, che inizialmente si chiamava La storia in testa e che, sia pur propiziata dall’iniziativa di un privato, Adriano Ossola, ricevette subito il sostegno del Comune e della Regione (all’epoca, giunta Illy, alla Cultura c’era Roberto Antonaz e alle attività economiche Enrico Bertossi). Insomma, le due principali manifestazioni goriziane hanno emesso i primi vagiti nel quinquennio in cui a governare la città c’era l’esecutivo pilotato da Brancati.
Abbiamo chiesto a Cressati come gli venne in mente di organizzare una kermesse enogastronomica, settore che sembrava in quel momento sostanziale appannaggio di Friuli Doc, calendarizzata oltretutto un paio di settimane prima, sempre in settembre.

Beh – dice l’ex assessore – non dobbiamo dimenticarci che il 2004 fu l’anno dell’ingresso della Slovenia nell’Unione europea. E quindi l’idea iniziale, sfruttando anche le peculiarità enogastronomiche del Collio e delle nostre terre, fu quella di allestire una manifestazione transfrontaliera che avesse un’impronta tipicamente mitteleuropea. Vi parteciparono infatti, con l’Italia e la Slovenia, anche l’Austria e l’Ungheria. Alcuni funzionari comunali, ricordo in particolare Cevenini e Marilisa Bombi, diedero un considerevole impulso alla realizzazione, che ricevette subito l’appoggio della Regione. Devo dire che i commercianti dell’Ascom, con i quali la giunta Brancati non aveva proprio un grandissimo feeling, all’inizio arricciarono il naso. Erano titubanti di fronte alla manifestazione in sé e al fatto che per alcuni giorni il centro cittadino sarebbe stato pedonalizzato. A parte l’isola pedonale natalizia, fu il primo “test” in questo senso e le cose, invece, andarono benissimo, con soddisfazione di tutti”.

La giunta di centro-destra, negli anni successivi, dopo aver raccolto l’eredità di Gusti di frontiera, disse di aver trasformato una sorta di maxi-sagra in una manifestazione di caratura autenticamente internazionale. Cressati non se la prende ma rivendica la paternità di una rassegna che, ovviamente, non poteva vantare all’inizio le dimensioni raggiunte successivamente. “Mi sembra una definizione riduttiva e ingenerosa – rimarca – già nel 2005, anno in cui ci fu anche la prima edizione de “La storia in testa” ai Giardini pubblici, allargammo il ventaglio dei partecipanti ad altri Paesi dell’Europa centro-orientale come la Serbia e la Bosnia. Cominciammo a far funzionare il servizio dei bus navetta dalla Casarossa mentre un trenino prendeva il via da piazza Municipio, affiancammo al percorso di degustazioni, con più di 150 stand che animavano il centro, con concerti, esibizioni di danza, sfilate e iniziative dedicate ai bambini. Inoltre rendemmo gratuiti tutti i parcheggi blu. L’isola pedonale che accoglieva gli espositori venne allargata mentre il cuore della manifestazione rimase piazza Cesare Battisti, trasformata in Cittadella del gusto, con tanto di enoteca curata dai produttori del Movimento turismo del vino e gestita da sommelier. E poi c’era tutto un contorno di cultura e musica, con esposizioni a tema nel Castello, ai Musei provinciali e in Sinagoga (una mostra sulla cucina ebraica) mentre alcune vie erano decorate da pannelli sull’ospitalità a Gorizia nel ‘900”.

Insomma l’ex assessore è ben lieto della crescita esponenziale della manifestazione, che in 13 anni ha triplicato il numero delle presenze (favorita quest’anno anche da condizioni del tempo splendide) ma rivendica la bontà di una scelta vincente. Ettore Romoli, con l’ex assessore Devetag, allargò nel 2007 il perimetro della kermesse alla Francia e da allora è stato un crescendo: quest’anno gli stand erano 370 e le nazioni rappresentate una trentina, con la novità dei Paesi scandinavi. Resta l’idea vincente di una rassegna enogastronomica pensata in chiave di promozione turistica della città “che può tranquillamente coesistere con la vocazione culturale di Gorizia – sottolinea, in conclusione, Cressati – amplificata dalle tre giornate di èStoria”.

Le foto che corredano questo articolo sono tratte dalla pagina facebook “Gusti di Frontiera – pagina ufficiale”

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