di Marco Rossi, consigliere comunale
Come invertire il declino economico della città? Senza lavoro, i giovani se ne vanno e la città non attira nuovi abitanti, di conseguenza si svuota sotto il profilo demografico e ne soffre anche il commercio mentre molti servizi pubblici rischiano di trovarsi senza un bacino demografico sufficiente a sostenerli e giustificarne la permanenza. È una vera emergenza. E nei prossimi anni saranno prioritarie le politiche per attirare investimenti e creare nuovi posti di lavoro, in una città in cui il dibattito su questo è stato spesso molto carente. Che cosa ha proposto la destra per migliorare la situazione? Che cosa si potrebbe fare e che cosa il Partito Democratico – cui appartiene chi scrive – vorrebbe fare?
Una destra senza idee
Quanto al primo punto, quel che la destra vorrebbe fare, è davvero poco. La proposta di una ZESE, una zona economica speciale a cavallo del confine, resta dei desiderata della giunta Ziberna ma, a parte questo, non c’è stato nessun passo avanti concreto in quattro anni (al contrario, come raccontiamo nel box di questa pagina, il PD ha proposto di istituire una ZLSR e sono già stati adottati i primi provvedimenti in tal senso!). La giunta Ziberna ha più volte vagheggiato progetti faraonici in ambito commerciale: l’investimento da 3 milioni di euro della Camera di commercio nel Mercato coperto è stato abortito dai contrasti tra Camera, Comune e operatori del mercato, mentre l’ipotesi di Ziberna di investitori interessati a creare una sorta di outlet urbano nell’area del centro storico non si è mai concretizzata ed è sembrata soprattutto buona per l’ufficio stampa. Tra l’altro, Gorizia è priva di un Piano del Commercio che aiuterebbe a ridefinire la collocazione delle superfici commerciali e l’interesse degli investitori, piuttosto che procedere per varianti puntuali senza una visione complessiva.
La cosa peggiore è che in un documento ufficiale di una certa importanza, quale lo studio commissionato dalla Camera di Commercio della VG allo studio milanese Ambrosetti per tratteggiare le ipotesi di sviluppo della Venezia Giulia per i prossimi anni, Gorizia è citata soltanto come Capitale europea della cultura (bene, ma senza declinare poi come questo appuntamento dovrà essere sfruttato per un rilancio economico) e come sede di un fantomatico centro di formazione per le metodologie del marketing e dello shopping. A parte il contenuto vago della cosa, che rischia di essere un semplice corso di formazione, altro che supporto all’economia!, lascia perplessi che per la città venga immaginato di fatto un futuro come mero centro emporiale, senza peraltro che sia chiaro in che modo questo potrebbe produrre centinaia e centinaia di posti di lavoro in un contesto che prevede, per il prossimo futuro, la crescita del commercio on-line, e che oggi sconta la pesantissima crisi legata alla pandemia, come ci racconta l’articolo di Gianni Barchetta su questo stesso numero di Gorizia Europa.
“Make Gorizia great again”
Scusateci se, simpaticamente, rubiamo a Trump lo slogan: del resto a lui non serve più mentre Gorizia ha innegabilmente bisogno di attirare investimenti produttivi: nel 2021 questo significa aziende pulite, green, ad alto valore aggiunto e capaci di creare posti di lavoro di qualità e attirare talenti. Commercio, logistica, turismo potranno completare il quadro ma tutti i goriziani devono essere consapevoli che soltanto attirando investimenti produttivi si può invertire il declino demografico e reggere il sistema di servizi (dalla PA alla sanità ai servizi privati) che caratterizza da sempre la nostra città. Per attirare gli investimenti il Partito Democratico ha proposto di istituire una ZLSR Zona Logistica Semplificata Rafforzata, e considera di valutare l’istituzione della Zona franca transfrontaliera che sarebbe prevista dall’articolo 108 dell’Accordo di associazione tra la Slovenia e l’UE, e mai istituita. Provvedimenti che agevolerebbero gli investimenti.
Da tempo, è chiaro che la città dispone di ampie aree industriali da riqualificare e l’architetta Codellia, alcuni anni fa, proprio su GoriziaEuropa aveva evidenziato l’esistenza di almeno 40 ettari di aree dismesse. Probabilmente molto di più perché è lecito immaginare che aree come la ex caserma Pecorari di Lucinico, oggi fatiscente, potrebbero prestarsi all’insediamento di attività green e tecnologiche, non impattanti sul piano ambientale né su quello acustico (due temi molto cari ai goriziani e condivisi dal PD che si è lungamente battuto su questo). Vale la pena ricordare che, un po’ di tempo fa, Area Science Park, polo tecnologico tra i più importanti in Italia (ha addirittura aperto una sede secondaria a Salerno!) era interessato a insediarsi nel Parco Basaglia. Perché non immaginare dunque un recupero e una riqualificazione di aree come le vecchie caserme, o l’area dell’Expomego, per l’insediamento di attività di ricerca e sviluppo, start up, attività produttive a basso impatto? In questo senso, l’assenza da parte dell’attuale amministrazione di un progetto per il recupero e riuso delle aree delle due caserme De Fante e Pecorari è molto grave.
La mancanza di progetti definitivi per una riqualificazione e recupero delle aree dismesse è altrettanto grave, in quanto manca un quadro chiaro per attirare investimenti, e addirittura mancano progetti pronti anche per attirare risorse pubbliche: i 9 milioni di euro dalla Regione al Comune di Gorizia non sarebbero stati più utili se destinati al rilancio economico, piuttosto che a iniziative (un parcheggio sotterraneo per pochi posti, e un rifacimento degli impianti del Palabigot che non risolverà le perplessità circa il suo possibile utilizzo) di dubbia utilità?
Per il rilancio del commercio, è evidentemente necessario che ci si doti quanto prima di un Piano del Commercio, e vanno subito individuate le aree dismesse che dovranno avere una destinazione commerciale, al fine di adottare subito le eventuali varianti urbanistiche e valutare le misure di sostegno alla riqualificazione da parte dei privati, per accorciare decisamente i tempi dell’investimento privato e dare maggiore certezza all’iniziativa privata.
Ma attirare investimenti privati per creare posti di lavoro richiede un forte impegno pubblico sul piano
regolatorio e programmatorio: la carenza di programmazione è un male di lunga data della politica goriziana che, in questo sconta l’immobilismo della giunta Romoli. Gorizia ha un Piano regolatore obsoleto, manca di Piano del Traffico, Piano del Commercio, e lamenta l’assenza di progetti per il rilancio di specifiche aree. Per non parlare, poi, dell’area aeroportuale che potrebbe davvero essere il cuore di un piccolo ma interessante distretto aeronautico, se solo l’aeroporto avesse un management più dinamico! Quel che serve, in definitiva, è un vero e proprio Masterplan per il rilancio della città che unendo obiettivi e strumenti di Comune, Regione, Camera di Commercio, Fondo Gorizia, possa rappresentare la chiave per invertire il declino.
Come attirare investimenti e lavoro?
Il Partito Democratico ha proposto da tempo l’istituzione di una Zona Logistica Semplificata Rafforzata (ZLSR). Sulla base di un’iniziativa lanciata dalla senatrice goriziana Laura Fasiolo, il Partito Democratico si è mosso sia a livello regionale che comunale: sia in Consiglio regionale che in Consiglio comunale, su iniziativa del PD, sono state approvate mozioni trasversali per chiedere l’istituzione di una ZLSR che ricomprenderebbe, fra l’altro, le aree industriali goriziane. La ZLSR , è un istituto giuridico che prevede di sostenere con un regime fiscale agevolato gli investimenti in aree, precisamente delimitate, collegate funzionalmente ad un porto, al fine di favorire investimenti produttivi e logistici collegati ad esso. Gorizia, inserita in una ZLSR, potrebbe giovarsi di un regime che favorirebbe gli investimenti produttivi. Ovviamente, però, è fondamentale la sinergia tra le istituzioni e una Giunta cittadina capace di creare un clima di fiducia e di positiva collaborazione attorno all’obiettivo fondamentale della creazione di posti di lavoro: unico volano capace di rivitalizzare, a cascata, anche il commercio. Sfida sicuramente complicata, ma indispensabile, che deve anche evitare storture ed errori del passato: il modello economico di una città smart, inserita nelle tendenze del XXI secolo, non è certo quello di attirare impianti inquinanti (contro i quali la società civile goriziana si è giustamente più volte mobilitata) ma attività produttive ad alto contenuto tecnologico, quelle che promettono un più duraturo modello di sviluppo ed una occupazione di qualità, capace di attirare giovani nuovi residenti nella nostra Gorizia.