Lavoro: luci e ombre nel Goriziano

di Gianni Barchetta, CISL Gorizia

Per molti versi è ancora prematuro avere un dato reale dell’impatto definitivo del Covid in quanto la situazione è per molti versi “drogata” dagli ammortizzatori sociali ancora in essere e dai contributi pubblici per le aziende. Tutto ciò contribuisce evidentemente ad attenuarne l’impatto. È tuttavia possibile tracciare un quadro generale relativamente, in particolare, ai settori produttivi che maggiormente caratterizzano il Goriziano e la Destra Isonzo.

Settore del commercio
Il 2021, come è stato il 2020, ha prodotto una crisi epocale a causa della emergenza pandemica. Solo nel Goriziano e nella Destra Isonzo abbiamo registrato, in questo comparto, la chiusura di 50 aziende (87 in tutta la provincia). Numeri, peraltro, ancora non definitivi in quanto mancanti dei dati sui piccoli negozi con solo 1 o 2 dipendenti, che non hanno ancora riaperto le serrande pur risultando ancora iscritti alla Camera di Commercio. Dati pesanti che evidenziano marcate differenze settoriali: negozi e catene alimentari hanno avuto un incremento anche del 45 % del fatturato, mentre agenzie di viaggio e di gioco non mostrano ancora segnali di ripresa. Un leggero incremento si segnala per il turismo, anche con difficoltà a reperire personale.

Comparto metalmeccanico
La situazione è molto variegata. Qui convivono aziende virtuose, non in crisi, ed anzi in piena espansione, con altre che soffrono da tempo. Fra le prime, si segnalano la New System, che svolge attività di ricerca e sviluppo nel settore elettronico, con circa 50 dipendenti, e la Pipistrel, che per la produzione di ultraleggeri conta 40 dipendenti in trattativa per il contratto aziendale. Anche la Fenex di Moraro (produzione scatole esplodenti) attraversa una fase di espansione senza alcuna crisi. Al contrario, Astrel a Mossa e Newton a Gorizia stanno vivendo lunghi periodi di contatti di solidarietà o cassa integrazione, con una forte preoccupazione del sindacato circa possibili eccedenze di personale, specialmente nel caso della Astrel.

Settore dell’edilizia
Qui, la situazione in generale è di fermento: già da prima della pandemia si registravano infatti segnali positivi. Ora, con l’aggiunta dell’incentivo del 110%, si sente (e si vede) una ripresa sensibile. Il paradosso è che molte imprese stanno cercando operai qualificati e faticano a trovarli. Addirittura, anche le scuole edili non riescono a trovare partecipanti per i corsi di riqualificazione per adulti da avviare al settore. Molte persone, infatti, sono ancora convinte che il settore viva una profonda crisi! Crisi che in effetti in passato c’è stata, ma ormai è ampiamente superata. La vera sfida sta proprio nelle figure specializzate nella riqualificazione energetica e nelle ristrutturazioni in generale. La situazione è dunque tale che, al momento, non è affatto scontato trovare una impresa disponibile in tempi brevi per lavori di ristrutturazioni: mancano operai qualificati e specializzati in questo ramo dell’edilizia. Ma anche trovare operai che abbiano la patente C e abilitati come escavatoristi non è cosa facile.
Tutto questo ovviamente ha un rovescio della medaglia: la qualità del lavoro, le condizioni dei cantieri e la sempre maggiore diffusione di lavoro irregolare presso le imprese. Il rischio è di un nuovo proliferare di imprese mordi e fuggi, improvvisate e non in grado di dare vere garanzie di qualità né di dare condizioni di lavoro e contrattuali adeguate ai propri dipendenti, come si era già visto nel periodo pre-crisi economica del 2008: la storia insegna. Proprio in questo momento sono dunque necessari maggiori controlli sulla sicurezza, sulla formazione e sulla qualità del lavoro, altrimenti si commetteranno gli stessi errori di allora. La lunga crisi economica iniziata nel 2008 ha infatti decretato la fine di tante imprese che non erano sufficientemente strutturate e, ora, è necessario fare attenzione a non ricreare le condizioni che ci portarono a quell’epilogo.

Settore del legno
E’ positiva la situazione dell’aziende di maggiori dimensioni, la Ilcam di Cormons (550 dipendenti circa). L’azienda ha parecchie commesse ma ha difficoltà nel recuperare la materia prima, problema che ha portato all’aumento dei costi. Ilcam durante la pandemia non ha fatto utilizzo della Cassa integrazione Cigo, se non nel periodo di chiusura forzata nell’ aprile 2020, ed ha anzi lavorato aumentando i turni e ricorrendo agli straordinari. Nell’ultimo anno ha inoltre assunto diversi operai nei vari reparti di Cormons. Anche per la Stone a Villesse la produzione di lastre di marmo sintetico attraversa un buon momento di ripresa, dopo la riduzione di personale avuta negli anni scorsi, con diverse assunzioni per sostituire le persone in uscita per pensionamento.

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